A prova di morte: quando Uriel sbaglia di brutto.

Qualche tempo fa scrissi un piccolo pezzo su Tarantino (lo trovate qui), in cui analizzavo l'evoluzione artistica del regista da "Le Iene" fino alla sua ultima fatica "C'era una volta...a Hollywood". Ecco, sono stato un pollo! Non ho incluso nella mia analisi "Grindhouse: A prova di morte". A mia discolpa, posso dire che neppure lo stesso autore lo reputa come canonico nella sua filmografia, definendolo un film extra. Tuttavia dopo averlo rivisto qualche giorno fa, mi sono reso conto che vale la pena affrontare la disamina di questo film; con una doverosa premessa. Grindhouse è un progetto composto da due film, ed oggi con buona pace di Rober Rodriguez ed il suo "Planet Terror" affronteremo solo il capitolo di Quentin Tarantino. 

Stuntman Mike (Kurt Russel) è un sedicente stuntman, ma usa la sua muscle car per causare incidenti mortali ma non per lui, piuttosto per il suo passeggero o per la macchina contro cui va ha schiantare il suo veicolo. Neanche a dirlo, le sue vittime preferite sono giovani ragazze ingenue, abbastanza sfortunate da trovarsi a condividere con lui lo stesso pezzo di asfalto. Purtroppo per Mike, un giorno troverà delle ragazze non così ingenue e molto più folli di lui, e sarà la fine della sua corsa.

Abbiamo gìa parlato del cannibalismo post-moderno di matrice tarantiniana, di cui l'idea alla base è di "mangiare" pellicole o addirittura interi filoni cinematografici per mescolarli assieme in un prodotto cinematografico nuovo ed omogeneo. Anche qui il fenomeno si ripresenta in modo cristallino, mescolando elementi dello slasher a elementi del cinema di exploitation anni '70, come ad esempio Punto zero. 

Anche il lato tecnico porta visibilmente la firma dell'autore, con dialoghi e situazioni deliranti, regia ricca di piani sequenza e fotografia vintage. La messa in scena dell'incidente d'auto verso metà film è a di poco sorprendente sotto ogni punto di vista.

Quindi sì, forse ho fatto bene ad escludere "A prova di morte" dal precedente articolo, ma ho comunque commesso un grave sbaglio a non parlarne prima.

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