Si alza il vento: un addio coi fiocchi

Il film di oggi è un film di cui è difficilissimo scrivere, almeno per me.
Siamo infatti di fronte ad un film, che riesce a trasmettere tutta la cifra stilistica del regista da cui è stata concepita, ovvero Hayao Miyazaki.
Per chi non sapesse di chi sto parlando, stiamo di fronte alla stessa persona che nel 1985 fondò assieme a Isao Takahata lo Studio (d'animazione) Ghibli, oltre che a realizzare per lo stesso pellicole della statura de "La Città Incantata", "Il Castello errante di Howl" e "Porco Rosso".  Lo stesso studio d'animazione che qui nel nostro stivale, ahimè, è spesso minato dall'adattamento di un losco figuro ai più noto come Gualtiero Cannarsi, ma questa è un'altra storia...
Oggi prenderemo in analisi l'ultima fatica di Sensei Miyazaki prima di ritirarsi dalle scene nel 2013: "Si alza il vento".

La storia ruota attorno a Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico realmente esistito e ideatore dei caccia zero usati dall'esercito nipponico durante il secondo conflitto mondiale. Ci mostra il suo rapporto immaginario con il progettista italiano Giovanni Battista Caproni, altra personalità realmente esistita, che compare spesso nei sogni del ragazzo giapponese. Anche se l'interazione con il sig. Caproni è del tutto immaginaria, l'ammirazione verso il costui è di fondamentale importanza per Jiro e non è affatto secondaria. Siamo dunque di fronte ad uno splendido rapporto fra maestro ed allievo, che pur non essendo presente in maniera fisica risulta una solida ispirante e guida spirituale. Infatti e proprio di Caproni stesso la frase: "Gli aeroplani non sono né degli strumenti di guerra, né un mezzo di profitto commerciale. Gli aeroplani sono uno splendido sogno. Il progettista è colui che conferisce forma al sogno".  Ed è proprio con questa splendida frase pronunciata da uno dei suoi personaggi che l'autore ci mostra tutto il suo amore per gli arei ed i volo, già mostrata in "Porco Rosso", qui è espressa in maniera ancora più livida, mostrando il duro lavoro che sta dietro la progettazione di un aereo, mostrando ogni fallimento e ogni piccolo successo di Horikoshi. 

Un altro aspetto importante della trama è la relazione tra il protagonista è Nahoko, una ragazza conosciuta anni prima durante un terremoto e affetta da una grave forma di tubercolosi. La relazione fra i due è travagliata, sia dalla malattia di lei che dal lavoro di lui e nonostante le resti poco da vivere, la ragazza decide comunque di sposare il suo amato, passando dei bellissimi momenti assieme.

Molto bello, proprio come accade nel già citato "Porco Rosso" , come si mescolino costantemente una realtà cruda ed atroce come quella della guerra assieme ad una raffinatissima fiaba, le due convivono costantemente in ogni minuto della pellicola, senza mai amalgamarsi del tutto e senza mai tuttavia sovrastarsi. Il mescolarsi di realtà e finzione in una sorta di realismo magico è caratteristica nel lavoro del nostro Hayao, ma in queste due opere l'armonia raggiunta e i contrasti sono tali da raggiungere la perfezione. 

Non posso dire molto sul lato tecnico di questo film. Non mi sento di esagerare, come sempre quando si parla di Miyazaki, nell'affermare che ogni singola inquadratura è una minuscola opera d'arte in un mosaico che ne compone una più grande e organica.

"Si alza il vento" rappresenta l'ultimo tassello nella filmografia di Miyazaki, un' opera che rappresenta un vero e proprio testamento artistico dell'autore, la perfetta conclusione di una carriera brillante che ha saputo meravigliarci e che saprà meravigliarci ogni volta che torneremo a guardarle.


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Si alza il vento
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