Consigli musicali ad mentula canis #3

Eccoci giunti alla terza edizione di questa piccola rubrica di consigli musicali.
Mi rendo conto di aver trascurato un po' questa mia passione; quella per la musica, quindi oggi vi porrò rimedio consigliando e parlando brevemente di x album di mio gradimento, rigorosamente a cazzo di cane. Procediamo.

Structuralism di Alpha Mist

Partiamo con qualcosa di moderno, ma che affonda le radici nella tradizione del jazz e del soul.
Alfa Mist è un pianista e tastierista britannico, che utilizzando dei beat e dei sample crea delle tracce jazz appunto, che sono perennemente in equilibrio tra il classico ed il moderno. Un album che sia nei ritmi e nei suoni si presenta molto ricercato e complesso, ma non per questo privo di fascino. Personalmente la trovo una scelta perfetta per un aperitivo a base di Vodka martini e Manhattan in qualche attico di lusso.


The Köln Concert di Keith Jarrett

Ora spostiamoci sù qualcosa di più classico, in tutti i sensi. Keith Jarrett è uno dei mostri sacri del pianoforte jazz, uno dei tanti talenti scoperti da Mile Davis in persona. Ma cosa si ottiene se il pianista in questione oltre ad essere un jazzista ha anche una chiara preparazione classica? La risposta è uno dei più bei dischi dal vivo della storia della musica. Parliamo di un improvvisazione al pianoforte eseguita e registrata all'Opera di Colonia nel 1975; un'ora circa in cui il classico e il jazz si incontrano e si fondono assieme in capolavoro senza tempo. Faccio a meno di dirvi che è uno dei miei ascolti preferiti.


Lateralus dei Tool

Ora passiamo dal jazz a qualcosa di giusto un filino più metal ed incazzoso. I Tool sono un gruppo statunitense che fa parte di quel filone definito progressive metal, ovvero che prende in parte spunto dalle idee di libertà compositiva del prog rock anni '70 e ci aggiunge una bella dose di suoni distorti.
Il disco in questione è il terzo album del complesso nordamericano, caratterizzato da costanti cambi di ritmo e dinamica, un forte intrecciarsi claustrofobico di chitarra e basso e da parti vocali che fungono da supporto e narrazione al senso di oppressione che aleggia in tutta l'opera. Come sempre quando si parla dei Tool siamo di fronte ad un album non per tutti, caratterizzato da toni cupi ed introspettivi, ma sicuramente consigliato agli amanti del genere.




Johnny Cash with His Hot and Blue Guitar! di Johnny Cash

Concludiamo quindi con qualcosa di più semplice con un po' di sano country anni '50.
Trattasi dell'album di esordio di Johnni Cash, uno dei cantautori più amati degli USA.  La semplicità e la spensieratezza del country incontra dei testi molto più profondi ed impegnati cari all'uomo in nero, cantando la vita quotidiana dell'america più rurale all'alba degli anni '60. Un album che consiglio caldamente a chiunque.




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 Structuralism
The Köln Concert
Lateralus
Johnny Cash with his Hot and Blue Guitar


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