Joker: un compendio di sofferenze

Riguardo ai cinecomic spesso si è detto che non può essere cinema elevato, colto, impegnato, d'essay. Io  personalmente mi sono spesso trovato d'accordo con questa visione dello stesso. Tuttavia ci sono delle pellicole in grado di eliminare l'elemento fumettistico, rendendolo in effetti cinema del senso più stretto e classico del termine. Questo è il caso di Joker, per la regia di Todd Philips.

Infatti Joker è la storia di Arthur Fleck, un uomo tormentato da gravi problemi di salute mentale e depressione, che vive a Gotham nel degrado suburbano, assieme a sua madre Penny. Ed è proprio il contesto di disagio, unito alle sue condizioni psichiche che porteranno Arthur a diventare Joker. Saranno infatti i costanti soprusi, l'ipocrisia e le menzogne a risvegliare nel protagonista rabbia, rancore ed un forte desiderio di scatenare il caos. Il focus narrativo rimarrà per tutto il tempo sui disturbi del protagonista, e come si aggravino man mano che la storia va avanti. Pur non giustificando mai i comportamenti di Arthur, il film ci porta ad empatizzare con lui, mostrandoci tutta la sua debolezza e la sua sofferenza. Un disagio a cui non riuscirà a ribellarsi, seppur il ceto più povero di Gotham lo vede come un eroe, in realtà egli si è semplicemente arreso a tutto il suo dolore, trasformandosi nel celebre clown principe del crimine che noi tutti conosciamo.

Ora che abbiamo parlato in breve della trama e delle tematiche portanti, possiamo parlare della scheda tecnica del film. La fotografia è estremamente curata ma priva di fronzoli, non usa luci artificiali o al neon per dare un particolare impatto alle scene, rimane invece sempre molto naturale, pur valorizzano il trucco ed il costume del protagonista ed il grigiore della periferia di Gotham. Una nota particolare al comparto audio, non solo per la colonna sonora di ottimo pregio, ma anche per il particolare accento sonoro che viene posto sulla risata di Arthur, essa infatti sarà sempre in evidenza, causando disagio nello spettatore ogni volta che la ascolterà, quindi molto spesso durante la riproduzione dell'opera. Anche la messa in scena e la regia hanno un piglio molto naturale e mai virtuosistico, mentre il montaggio segue sempre il ritmo lento ma inarrestabile della pellicola. Infatti ogni scena è estremamente ipnotica e fortemente spietata, né noi spettatori né il protagonista infatti non abbiamo mai occasione di tirare un sospiro di sollievo. Una particolare valenza simbolica viene riservata alla scalinata, destinata a diventare un icona; nelle prime scene Arthur salirà le scale, sempre nella bigia e mesta luce del crepuscolo, sottolineando quando egli sia provato dalla sua vita, mentre verso la fine sarà Joker, che ormai preso il sopravvento, scende dai gradini danzando in una luce calda e radiosa, contento di aver liberato i suoi istinti più inquieti.

Joker è quindi una pellicola dai connotati forti, un intimo e crudele ritratto della società moderna in cui però non prende mai una posizione forte, mostrandone invece gli effetti collaterali che vengono a svilupparsi nei soggetti più deboli della stessa, oltre che essere un cinecomic che nella messa in scena dimentica di essere tale.
Un film che è impossibile non consigliare e non promuovere con ottimi voti, pur non essendo un film adatto a soggetti particolarmente sensibili.


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