Blade Runner: final cut e 2049

Tutti conoscamo il capolavoro di Ridley Scott sui replicanti, almeno per sentito dire. Si tratta di un classico senza tempo, sul quale sono già spese un sacco di parole. Risulta dunque per me difficile parlare di quest'opera cinematografica, senza risultare banale o scontato, ma ci proverò comunque. In questa sede voglio soffermarmi in particolare nell'edizione "Final cut", ultima incarnazione di Blade Runner, e sul sequel di questo cult del mondo sci-fi, ovvero Blade Runner 2049.

Cominciamo dal prendere in analisi la prima pellicola citata. Ultima di innumerevole versioni, trattasi dell'edizione che potremmo definire finale, da qui il "final" all'interno del titolo. Tuttavia, non siamo di fronte ad un semplice restauro dell'originale, in cui ci sono solo scene aggiuntive. Spesso infatti, si scopre che alcuni spezzoni sono stati esclusi dal lavoro finale per una ragione, in quanto si tratta semplicemente di riempitivi inutili. Mentre nel caso di questo nuovo avatar, il materiale supplementare aggiunge veramente qualcosa alla storia, rendendola più comprensibile e particolareggiata, alzandone l'asticella da 8 ad un 10 tondo tondo.

Le tematiche di questo pilastro della cinematografia sono un altro gigantesco punto di forza. I replicanti, in quanto prodotti artificialmente, non posso definirsi essere viventi e senzienti? Possono essere capaci di emozioni e pensieri profondi, anche se sono pensati come schiavi con una vita esigua? Cosa rende gli esseri umani, umani? Gli autori non vogliono dare risposte troppo chiare, ma analizzano e scandagliano ogni lato di entrambe le fazioni, mostrandoci alla fine che entrambe hanno sia torto che ragione. Dopo tutto i replicanti non sono altro che schiavi in cerca non solo della libertà, ma anche di una ragione per cui vivere, oltre che servire le necessità dei loro creatori. Ma gli uomini, sono davvero liberi? Il climax comunque lo si ottiene col monolog di Rutger Hauer, il famoso "ho visto cose che voi umani...". Monologo alla quale Hauer stesso diede un grande contributo, mostrando di avere molto a cuore il personaggio, creando un enorme fuori campo che rende il personaggio ancora più profondo, oltre a rimarcare non solo la caducità della vita, ma di ogni momento vissuto. I nostri ricordi ed esperienze sono effimere, e si perdono, come lacrime nella pioggia. Sulla scheda tecnica c'è poco da dire, in quanto il film è invecchiato benissimo.




Ora tocca alle note dolenti, in quanto in questa seconda sezione parlerò brevemente di Blade Runner 2049. Una premessa qui e d'obbligo; la realizzazione è ottima. Ma risulta ovvio che un film non vive di sole forme,giusto? Infatti questo sequel non fa altro che prendere a piene mani i temi già affrontati dal suo predecessore, senza aggiungere nulla. Per fare un esempio: e come guardare una montagna sempre dalla stessa valle, senza spostarsi per cambiare prospettiva del monte. Paradossalmente The Final Cut offre una panoramica molto più completa sul picco montuoso. E non basta una fotografia da standing ovation ed una regia solida per salvare una sceneggiatura poco ispirata con temi riciclati.

Come chiusa, The final cut è l'edizione che tutti gli amanti del cinema e dello sci-fi devono vedere, mentre Blade Runner 2049 è un esperimento fallito e privo di ispirazione. Un segnale forte di come la serialità in alcuni frangenti non sia applicabile, e di come alcuni film debbano rimare singolarità


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Blade Runner: The final cut
Blade Runner 2049

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