Source Code: l'uomo, la macchina, il quanto

Il film di cui vado a parlare oggi nella mia prima recensione, è una pellicola di Duncan Jones; figlio del Duca Bianco ed autore autore tra gli altri di Moon, thriller psicologico dal gusto minimale e lento,ma comunque tanto angosciante quanto coinvolgente e di Warcraft,film fantasy estremamente ignorante e devastato dalla critica...che pero a me è piaciuto!
Il film in questione è,come da titolo, Source Code, pellicola del 2011.

Il film parla della storia del capitano Colter Stevens, un militare statunitense e di un quantum computer in grado di rielaborare gli ultimi otto minuti vissuti dal cervello umano prima della sua morte:in quanto,stando alle spiegazioni date dagli autori , il cervello prima di spegnersi continua ad emanare degli impulsi elettromagnetici residui; un codice sorgente per l'appunto,che viene utilizzato dal quantum computer per simulare una realtà alternativa rispetto agli eventi. Egli infatti tramite una stanza (che nel film viene chiamata capsula) verrà spedito nella simulazione e incaricato di indagare gli otto minuti prima di un esplosione avvenuta su di un treno diretto a Chicago. In questa simulazione, nei panni di Sean Fentress,un comune insegnante, Colter dovrà scoprire l'identità dell'attentatore,che minaccia di far esplodere un ordigno nucleare sulla città. La domanda però è, fino a che punto si tratta di una simulazione? I personaggi con cui il capitano deve entrare in contatto sono solo simulacri vuoti oppure provano emozioni e sono vivi, seppur non facenti parte della nostra realtà?  Ora che si è parlato a grandi linee del soggetto e della trama senza (si spera) aver fatto troppi spoiler, si possono esaminare degli aspetti tecnici di questa pellicola. 

Il montaggio è uno dei punti di forza maggiori della pellicola,passa da essere molto chiaro ad estremamente frammentario e dinamico tanto più le situazioni si faranno tese ed intense. Anche la fotografia è piuttosto dicotomica,in quanto si passa da colori vividi e realistici quando si è nella simulazione ai colori spendi e freddi della capsula, quasi a sottolineare come il capitano Stevens sia solo uno strumento sacrificabile per un bene migliore. La regia invece si mostra semplice ma efficace, senza troppi fronzoli ma comunque ispirata,con ogni scelta ben aderente al momento che viene narrato e messo in scena. La messa in scena ha la peculiarità di dilatare o accorciare i tempi in modo magistrale, infatti se nella simulazione passeranno sempre otto minuti allo spettatore sembrerà che il tempo scorra sempre o più lento o più rapido, dando al film un senso del ritmo sempre azzeccato e pertinente.

Quindi, per concludere, Source Code è un film molto inteso, un thriller che sa come tenere lo spettatore col fiato sospeso e da molti spunti di riflessione.



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